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miglia; e mandò certo rifuggito, il quale ragguagliasse i Messinesi, come amendui erano nemici, e perciò dovere scambievolmente ribellare l’uno all’altro. Osservando i Messinesi questa cosa, Teopompo mostrò di levar l’esercito de’ soldati, e non molto lontano di quivi ne gli ascose con animo di ritornare. Il che veggendo i Messinesi cominciarono a dispregiare Polidoro; ed uscendo tutti fuori della città, attaccarono la battaglia; Teopompo, ricevuto il segno dalle spie, menando fuori l’imboscata, prese la città vuota, e dalle spalle assaltò i Messinesi, e Polidoro dalla fronte, di modo che eglino dubbiosi, non sapendo che fare, vennero presi per forza.


Licurgo.


Licurgo con certa paura divina costrinse i Lacedemoni, che dovessero ubbidire alle sue leggi. Laonde avendo egli fatta alcuna legge, prima portata in Delfo consultava l’oracolo, s’ella fosse utile. Ma la sacerdotessa corrotta con denari sempre gli rispondeva, che sì. E perciò i Lacedemoni per paura di Dio prestarono ubbidienza alle leggi di quello, non altrimenti che agli oracoli: =La legge= Licurgo fece una legge contro i Lacedemoni, dicendo, o Lacedemoni, non facciate spesse volte guerra, infine che voi non insegniate il modo e la maestria di guerreggiare ai nemici. =La legge= Licurgo scrisse certa legge a Lacedemoni, dicendo loro. Non vogliate tagliare a pezzi i nemici quando fuggono, affine che essi non si deliberino di fermarsi piuttostochè fuggire.