Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/92


— 80 —

sta, che pareva che ’l mondo volesse venir a fine; nè mai rifinò tutta quella notte di piovere e lampeggiare. E perchè l’albergo era mal coperto, una gocciola di pioggia, che descendeva giù per uno pertuggio, gli percuoteva un occhio di maniera che lo destò, nè lo lasciava posare. Il tristo, per la gran poltroneria che nel suo corpo regnava, non volse mai rimoversi da quel luogo, nè schiffare il pericolo che gli avenne; anzi, perseverando nella perfida e ostinata sua volontà, lasciavasi miseramente percuotere l’occhio dalla giocciola, non altrimenti che stato fusse una dura e insensibil pietra. La giocciola, che di continovo cadeva giù del tetto e percotevali l’occhio, fu di tanta freddezza, che non venne giorno, che ’l sciagurato perse la luce dell’occhio. Levatosi Fentuzzo la mattina non molto per tempo per proveder al viver suo, trovò mancarli la vista; ma perchè pensava che sognasse, pose la mano all’occhio buono, e serrollo: e all’ora conobbe l’altro esser privo di luce. Di che oltre modo letizia ne prese: nè cosa gli poteva avenire, che più cara o più grata li fosse; perciò che si persuadeva per tal poltronesca prodezza aver vinta la gemma. Sennuccio, che menava la vita sua con non minor poltroneria che gli altri duoi, si maritò; e prese per moglie una femina, che di gaglioffaria non era a lui inferiore: e Bedovina chiamavasi. Essendo ambiduoi una sera dopo cena a sedere appresso l’uscio della casa per prendere un poco d’ora, perciò che era la stagione del caldo, disse Sennuccio alla moglie: Bedovina, chiudi l’uscio, chè ormai è ora che se n’andiam a riposare. A cui ella rispose: Chiudetelo voi. Stando amenduo in questo contrasto, nè uno nè l’altro volendo chiuder la porta, disse Sennuccio: Bedovina, voglio che faciam patto tra noi: chi sarà il primo a parlare, chiuda l’uscio. La femina, che era poltrona per natura