Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/74


— 62 —


La favola da Lodovica raccontata era già venuta al fine, quando la Signora le impose che con un dotto enimma l’ordine seguisse. La qual con lieto viso e chiara faccia così disse:


Vecchio già fui per tempo; e quando nacqui,
     Fui da mia madre maschio procreato.
Molti giorni nell’acque fredde giacqui;
     Indi poi tratto fuor, martiriggiato.
Cotto già fui; e quando all’uomo piacqui.
     Col ferro m’ebbe ancor tutto squarciato.
Da indi in qua al servir fui sempre buono.
     Ditemi, se ’l sapete, chi ch’io sono.


Non picciola ammirazione porse il sottil enimma all’onorevole compagnia; nè vi fu veruno che interpretare lo sapesse. Ma la prudente Lodovica, vedendolo irresolubile rimanere, alquanto sorridendo disse: Non già ch’io sia bramosa d’ensignare ad altri: ma per non tenere sì fatto collegio tanto tempo a bada, isponerò l’enimma da me recitato. Il qual, se io non erro, altro non ci dimostra, eccetto il lino. Imperciò che egli dalla madre, ciò è dalla terra, è maschio procreato; dopò messo nelle fredde e correnti acque a macerare, indi cotto dal sole e posto in calda, è col maglio fieramente battuto; e finalmente col ferro, ciò è con la spolla e con la spinazza, tutto dilaniato e squarciato. Piacque ad ogni uno la isposizione dello enimma, e dotta la riputorono. Ma Lionora, che le sedeva appresso, fatta la convenevole riverenza, in tal maniera la sua favola incominciò.