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rispose Cimarosto, altro non voglio da vostra beatitudine, se non venticinque staffilate, e delle migliori. Il papa, udendo la sciocca dimanda, molto si maravigliò, e assai se ne rise. Ma pur Cimarosto fortemente instava che la grazia li fosse concessa. Il papa, vedendolo persistere in cotal suo volere, e conoscendo lui dir da dovero, fece chiamare un robustissimo giovane, ed ordinòli che in presenza sua gli desse venticinque buone staffilate per suo amore. Il giovane, ubedientissimo al papa, fece spogliar Cimarosto nudo come nacque; e preso un sodo staffile in mano, voleva essequire il comandamento impostoli dal papa. Ma Cimarosto con chiara voce, disse: Fermati, giovane, e non mi battere. Il papa, veggendo la pazzia di costui, e non sapendo il termine, scopiava dalle molte risa; e comandò al giovane che si fermasse. Fermatosi il giovane, Cimarosto così ignudo s’inginocchiò dinanzi al papa, e con calde lagrime disse: Non è cosa, beatissimo padre, al mondo, che più dispiacqua a Iddio, che la rotta fede. Io per me voglio mantenerla, pur che vostra santità non sia manchevole. Io contra mia voglia promisi a duo di vostri camerieri la metà di quello che da vostra santità mi sarà concesso. Io richiesi venticinque staffilate buone, e voi per vostra innata umanità e cortesia concesse me l’avete. Voi adunque per nome mio farete dar dodeci staffilate e mezza ad uno cameriere, e dodeci e mezza all’altro; e così facendo, voi adempirete l’addimanda mia, ed io la lor promessa. Il papa, che non intendeva il fine della cosa, disse: E che vuoi per questo dire? All’ora disse Cimarosto: Se io, santissimo padre, volsi qua entro entrare ed a vostra beatitudine appresentarmi, forza mi fu contro ogni mio volere pattiggiare con duo di camerieri vostri, e con giuramento promettergli la metà di quello