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era guidardonato da lui. Cimarosto, non avendo conoscenza d’alcuno in Roma, nè sapendo in qual guisa farsi a papa Leone conoscere, determinò di andare personalmente a lui e dimostrargli le sue virtù. E andatosene al palazzo di San Pietro, dove il papa faceva la residenza, trovò nella prima entrata un camariere assai robusto, con barba nera e folta; il qual gli disse: E dove vai tu? E postali la mano nel petto, lo ribattè in dietro. Cimarosto, vedendo la turbata ciera del cameriere, con umil voce disse: Deh, fratello mio, non m’impedir l’entrata, perciò che ho da ragionar col papa cose importantissime. Disse il cameriere: Parteti di qua per lo tuo meglio; se non, tu troverai cose che non ti piaceranno. Cimarosto pur instava d’entrare, affermando tuttavia di aver cose importantissime da ragionare. Intendendo il camariere la cosa esser di molta importanza, pensò tra sè ch’egli dovesse dal papa esser sommamente guidardonato; e pattiggiò con lui, se libera l’entrata voleva. E la lor convenzione fu questa, che ’l Cimarosto desse al cameriere nel suo ritorno dal papa la metà di quello che gli fia concesso. Il che di fare Cimarosto largamente promise. Ed andato più oltre, Cimarosto entrò nella seconda camera, alla cui custodia dimorava un giovane assai mansueto; il quale, levatosi da sedere, ci li fe’ incontro, e disse: Che addimandi tu, compagnone? A cui rispose Cimarosto: Io vorrei parlar col papa. Disse il giovane: Ora non se gli può parlare, perciò che ad altri negozii egli è occupato: e sallo Iddio quando fia il tempo comodo di poterli parlare. Disse Cimarosto: Deh, non mi tener a bada; perciò che troppo sono importanti le cose che raccontargli intendo. Il giovane, udite cotai parole, pensò quello istesso che l’altro camariere imaginato s’aveva; e dissegli: Se tu vuoi entrare,