Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 55 — |
FAVOLA III.
La favola, graziose e amorevoli donne, da Fiordiana ingeniosamente raccontata, vi ha dato materia di spargere qualche lagrima, per esser stata pietosa; ma perchè questo luoco è più tosto luogo di ridere che di piagnere, ho determinato dirne una, la qual spero vi sarà di non poco piacere; perciò che intenderete le buffonarie fatte da uno Bresciano, il qual, credendosi a Roma divenir ricco, in povertà e in miseria finì la vita sua.
Nella città di Brescia, posta nella provincia di Lombardia, fu già un buffone, Cimarosto per nome chiamato: uomo molto astuto, ma a’ Bresciani poco grato, sì perchè egli era dedito all’avarizia, devoratrice di tutte le cose, sì anco perchè egli era Bresciano, e niun profeta è ricevuto nella propria patria. Vedendo Cimarosto non avere il convenevole precio che li pareva per le sue facezie meritare, tra se stesso molto si sdegnò; e senza far sapere ad alcuno il voler suo, di Brescia si partì, e verso Roma prese il camino, pensando di acquistare gran quantità de danari: ma non gli andò fatto com’era il desiderio suo, perciò che la città di Roma non vuole pecora senza lana. Trovavasi in quei tempi in Roma sommo pontefice Leone, di nazione Alemana; il quale, quantunque scienziato fosse, pur alle volte e di buffonarie e di altri simili piaceri, come fanno e gran Signori, molto si dilettava: ma pochi, anzi niuno