insieme e adempir la lor bramosa voglia. La giovane, che era molto accorta, disse: Amor mio, non dubitate; che io vi dimostrerò il modo che avremo a tenere. Il modo sarà questo. Voi in questa sera a quattro ore di notte porrete un lume acceso alla finestra della capanna vostra; ed io, quello veduto, immantenenti verrommi a voi. Disse Teodoro: Deh! come farai tu, figliuola mia, a passar il mare? Tu sai che nè io nè tu avemo navicella da traghiettare; e mettersi nell’altrui mani sarebbe molto pericoloso all’onore e alla vita d’ambiduo. Disse la giovane: Non dubitate punto; lasciate il carico a me, perciò che io trovai la via di venire a voi senza pericolo di morte e di onore. Io, veduto il lume acceso, me ne verrò a voi nuotando; nè alcuno saprà e fatti nostri. A cui Teodoro: Egli è pericolo che non ti attuffi nel mare; perciò che tu sei giovanetta e di poca lena, e il viaggio è lungo, e ti potrebbe agevolmente mancare il fiato, e sommergerti. — Non temo, rispose la giovane, di non mantener la lena; perciò che io nuoterei a gara d’un pesce. Il calogero, vedendo il suo fermo volere, accontentò; e venuta la buia notte, secondo il dato ordine, accese il lume: e apparecchiato un bianchissimo sugatoio, con grandissima allegrezza aspettò la desiderata giovane. La quale, veduto il lume, s’allegrò; e spogliatasi le sue vestimenta, scalza e in camiscia, sola n’andò alla riva del mare: dove, trattasi la camiscia di dosso, e ravoltala a lor guisa in testa, s’aventò nel mare; e tanto le braccia e i piedi nuotando distese, che in men d’un quarto d’ora aggiunse alla capanna del calogero, che l’aspettava. Il quale, veduta la giovane, la prese per la mano, e menolla nella sua mal coperta capanna: e preso il sugatoio come neve bianco, con le proprie mani da ogni parte l’asciugò: indi condottala nella sua celletta, e postala