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Erano già trascorsi cinque anni che Isabella non aveva udita novella alcuna di suo marito, se vivo o morto fosse, dove si trovasse. Di che ella ne sentiva la maggior passione che mai donna sentisse; e parevale che a tutte ore l’anima le fusse tratta fuori del cuore. La miserella, sendo religiosa e tutta dedita al divino culto, per sua divozione ogni dì se n’andava alla chiesa dell’Annunciata di Firenze; ed ivi, postasi in genocchioni, con calde lagrime e pietosi sospiri che dal petto uscivano, pregava Iddio che a suo marito concedesse il presto ritorno. Ma gli umili prieghi e lunghi digiuni e le larghe limosene ch’ella faceva, nulla le giovavano; laonde vedendo la poverella che nè per digiuni, nè per orazioni nè per limosine nè per altri beni da lei fatti essaudita non era, determinò cangiare maniera e prender contrario partito; e sì come ella per l’adietro era stata divota e fervente nelle orazioni, così ora tutta si diede alle incantagioni e fatture, sperando le cose sue riuscirle in meglio. Ed andatasene sola una mattina a trovar Gabrina Furetta, a quella molto si raccomandò, isponendole tutte le bisogna sue. Era Gabrina donna molto attempata e nell’arte maga più che ogni altra isperimentata; e facea cose fuor d’ogni natural costume, ch’era un stupor ad udire, non che a vedere. Gabrina, inteso il desiderio d’Isabella, si mosse a pietà e promise d’aiutarla; e confortolla ad esser di buon animo, che tosto vedrebbe e goderebbe il suo marito. Isabella, per la buona risposta tutta allegra, aperse la borsa, e dièle dieci fiorini. Gabrina, per gli ricevuti danari lieta, si mise in varii ragionamenti, aspettando la buia notte. Venuta l’ora destinata dalla maga, ella prese il suo libretto, e fece in terra un cerchio di non molta grandezza, intorniandolo con certi segni e carat-