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nella schiena. Onde per gli spessi colpi tutto enfiato, percosso e malmenato, gli fu forza a discendere; e dandosi il giovane alla fugga, depose i fighi ch’egli s’aveva ragunati in seno. E così le pietre avanzero in vertù l’erbe e le parole.
Già Eritrea aveva messo fine alla sua breve novella, quando la Signora le fece cenno che con l’enimma seguisse. Ed ella senza indugio così disse.
Vorrei, donne gentil, che mi diceste,
E voi signor ancor, con mente vera,
Qual di queste più tosto prendereste
Con più fermezza e sicurtà sincera:
La stretta ben legata, o pur vorreste
La tocca e dalle ben da prima sera:
Over la leva ben per tempo; e questo
Ditel gagliardamente, e ditel presto.
Rimasero tutti attoniti per lo inviluppato enimma da Eritrea recitato, nè sapevano che rispondere, nè qual partito apprendere. Ma astretti dalla Signora che ciascaduno dicesse il parer suo, l’uno diceva voler la stretta ben legata: l’altro, la leva ben per tempo, e altri la tocca da prima sera; non però intendevano il significato loro. Onde vedendo Eritrea la loro discordia, disse: Non mi par convenevole che questa dolce compagnia stia più sospesa; ma dicole che la stretta ben legata è la tigna: la quale chi vuol scacciare, fa bisogno medicarla e con la benda strettamente legarla. La leva ben per tempo, dinota la cacarella; la qual fa levar di letto l’uomo innanzi giorno a scaricare il superfluo peso del ventre. La tocca dalli da prima sera s’attribuisse alla importuna rogna; la