nuto il determinato giorno, e raunate tutte le suore nel capitolo, messer lo vicario fece a sè venire le tre suore, che alla bazial dignità salire volevano, e interrogolle se pensato avevano a’ casi suoi, facendo alcuna gloriosa dimostrazione. Esse unitamente risposero di sì. Postesi tutte a sedere, suor Veneranda, che era più attempata delle altre, si mise in mezzo del capitolo, e trasse fuori un ago damaschino, che era fitto nella nera cocolla; e levatisi e panni dinanzi, in presenza del vicario e delle suore sì minutamente orinò per lo forame de l’ago, che pur una giocciola non si vide a terra cadere, se prima non era per lo forame passata. Questo vedendo messer lo vicario e le donne, tutte pensarono costei dover essere la badessa, nè poter farsi cosa che di quella fosse migliore. Indi levossi suor Modestia, che era la seconda di età; e messasi in mezzo del capitolo, prese un dado con cui si giuoca, e poselo sopra un scanno; dopo prese cinque granella di minuto miglio, e posele sopra i cinque punti del dado, assignando a ciascun punto il grano suo; poscia alziossi e panni di dietro, ed accostatasi con le parti posteriori al scanno sopra il quale giaceva il dado, mandò fuori del forame una rocchetta sì grande e sì terribile, che fece il vicario e le donne quasi tutte spaurire. E quella rocchetta, ancor che uscisse fuori del forame con grandissimo soffiamento, fu nondimeno tratta con tanta virtù ed arte, che ’l granello di mezzo fermo al suo luogo rimase, e gli altri quattro disparvero, che non furon più veduti. Questa pruova non parve al vicario e alle donne minore della prima; ma stettero chete ad aspettare la prodezza di suor Pacifica. La quale, appresentatasi nel mezzo del capitolo, fece una prova non da vecchia, ma da donna virile. Imperciò che ella trasse