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per mio giudicio la dovete eleggere in vostra badessa, perciò che ella è oggimai di tal età, che più della scempia che della savia tiene, e più tosto dovrebbe esser retta d’altrui, che essa noi altre reggere. Ma se voi con maturo giudizio considerarete la grandezza e la dependenzia mia, e di che legnaggio nata sia, certamente per debito di conscienzia alcun’altra che me non farete badessa. Il monasterio, sì come ciascaduna di voi può sapere, è molto vesato da liti ed ha bisogno di favori. Ma qual favor maggiore potrebbe il monasterio nelle sue occorrenzie avere, che quello di parenti miei? I quali, essendo io capo vostro, porrebbono la vita non che la robba per quello. Appena non era suor Modestia al suo luogo assisa, che suor Pacifica si levò in piedi; ed in tal guisa riverentemente parlò: Mi persuado, venerabili sorelle, anzi certissima mi tengo, che voi, come donne prudenti e savie, prenderete ammirazione non picciola, che io, pur l’altr’ieri venuta ad abitare questo luogo, mi voglia agguagliare, anzi preporre a queste due nostre onorande sorelle, le quali e di età e di prosapia mi sono superiori. Ma se con gli occhi dell’intelletto saggiamente considerarete, quante e qual siano le condizioni mie, senza dubbio voi farete stima maggiore della gioventù mia, che della loro vecchiezza e parentado. Io, sì come è cosa a voi tutte manifesta, portai meco amplissima dote, colla quale il vostro monasterio, che già era per antiquità tutto distrutto, è ora dalle fondamenta sino al tetto rinovato. Taccio le case ed e poderi co’ denari della mia dote comperati, di quai ogni anno ne cavate grandissime rendite. Per queste adunque ed altre condizioni mie, e per ricompensamento di tanto beneficio, quanto ricevuto avete, me in vostra badessa eleggerete; perciò che il viver e il