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prudente Cataruzza, vedendo la compagnia star attonita e non intenderlo, prontamente disse: Per non tener questi signori a bada, dirò il mio parere, sottoponendomi però al giudicio di chiunche è più savia di me. Altro, donne mie care, il mio enimma non dimostra, eccetto che ’l guanto che conserva la mano. Il quale nella prima entrata vi fa alquanto male, e poi si condanna ad ogni vostro piacere. Non dispiacque all’onesta compagnia la dechiarazione del bel enimma; il quale essendo già ridotto al debito fine, la Signora impose a Lauretta, che sedeva a lato di Vicenza, che l’ordine seguitasse. Ed ella, baldanzosamente volto il suo caro viso verso il Bembo, disse: Signor Antonio, sarebbe gran vergogna se voi, tutto piacevole, tutto amoroso, non raccontaste alcuna favola con quella buona grazia che voi solete. Io per me la racconterei volontieri; ma niuna mi soviene che piacevole e ridicolosa sia. Pregovi adunque che in vece di me fate l’ufficio, e di questo sarovvi sempre tenuta. Il Bembo, che in quella sera non pensava favoleggiare, rispose: Signora Lauretta, quantunque a tal impresa sofficiente non mi trova, pur, perchè ogni vostra preghiera reputo comandamento, accetterò tal carico, e sforzerommi, se non in tutto, almeno in qualche parte, di sodisfare al desiderio vostro; e presa buona licenzia dalla Signora, così a dire incominciò.