venuto per dargli noia, ma per prender diletto con l’amata donna. Onde preso un poco d’ardire, distese il capo in fuori del pagliaio per meglio vedere e sentire quello che facevano gli innamorati; e tanto innanzi col capo si fece, che pesandoli più la testa, che il busto, nè avendo modo nella paglia di ritenersi, sopra di loro cadde e non senza suo danno, perchè si ruppe un poco d’una gamba il schinco. Il prete e la donna, ch’erano in sul più bello del menar delle calcole, e che ancor non erano venuti al compimento dell’opera, vedendo i drappi e il cappuccio del frate nero, forte si smarrirono, pensando che fusse qualche notturna fantasma; e lasciata la spada e la rotella, ambiduo tremanti e di paura pieni si diedero al fuggire. Il fraticello, non senza paura e dolore del schinco, meglio ch’ei puote in un cantone del pagliaio se ne fuggì, e fatto un gran bucco nel pagliaio, ivi si nascose. Il prete, che temeva non fusse scoperto, essendo la spada e la rotella conosciuta, tornò al pagliaio e senza veder altra fantasma, prese la sua spada e la rotella e non senza gran sospetto ritornò a casa. Venuta la mattina sequente, e volendo il prete celebrar la messa un poco per tempo, acciò che certi suoi negozii ispedir potesse, stavasi su l’uscio della chiesa, aspettando il chierichetto che a risponder la messa venisse. Stando così il prete in aspettazione, ecco venir il fratuncello, il quale innanzi giorno s’era levato e partito per non esser ivi raccolto e mal trattato. E giunto ch’egli fu alla chiesa, il prete il salutò e addimandollo dove egli così solo se n’andava. A cui rispose il fratuncello: Me ne vo a Ferrara. E addimandato dal prete se egli fretta aveva, li rispose che no e che li bastava assai se la sera si trovava in Ferrara. E addimandato più oltre s’egli voleva servirlo