modo che tenuto hai in divenir sì grasso; e oltre i cinquanta fiorini d’oro che ora darti voglio, promettoti di guidardonarti di tal maniera, che di me per tutto il tempo della vita tua ti potrai lodare e chiamar contento. Sandro, che aveva dell’astuto e del giotto ed era di rosso pelo, ricusava insegnarli il modo. Ma pur astretto dalle lunghe preghiere di Castorio e dal desiderio di avere i cinquanta fiorini, accontentò d’insegnargli la via. E lasciato di arare la terra, si pose con lui a sedere; e disse: Signor Castorio, voi vi maravigliate della grassezza mia e della magrezza vostra, e credete e cibi esser quelli che smagriscono ed ingrassano; ma voi siete in grande errore, perciò che si veggono molti mangiatori e bevitori che non mangiano ma diluviano, nondimeno son sì macri, che paiono lucertole. Ma se voi farete quel che feci io, presto verrete grasso. — E che fatto hai tu? disse Castorio. Rispose Sandro: Io già un anno mi fei cavare e testicoli; e dall’ora in qua io sono in questa maniera, che vedete, grasso. Soggiunse Castorio: Mi maraviglio che non moresti. — Come morire? disse Sandro. Anzi il maestro che me li cavò, me gli trasse con tanta agevolezza e desterità, che quasi non sentii noia alcuna; e dall’ora in qua sono fatte le mie carni come quelle d’un fanciullo, nè mai mi trovai tanto lieto e contento, quanto ora mi trovo. — E chi fu colui che con tanta destrezza, senza che tu sentesti noja, ti trasse e testicoli? Rispose Sandro: Egli è morto. — Ma come si farà, disse Castorio, se egli è morto? Rispose Sandro: Quell’uomo da bene innanzi che morisse m’insegnò quest’arte, e dall’ora in qua ho cavato e testicoli a molti vitelli, poledri e altri animali, i quali sono venuti a maraviglia grassi; e se volete lasciare il carico a me, farò sì che vi partirete contento. — Ma dubito di morte, disse