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Sotto Fano, città nella Marca, posta al lito del mare Adriatico, trovasi una villa chiamata Carignano, copiosa di bei giovanazzi e di belle femine. Quivi tra gli altri abitava un contadino chiamato Sandro, il più faceto ed il più piacevol uomo che mai la natura creasse. E perchè egli non si metteva pensiero di cosa alcuna, andasse male o bene che si volesse, era venuto si robicondo e grasso, che le sue carni non altrimenti parevano ch’un lardo vergelato di porco. Costui, sendo già pervenuto all’età di quarant’anni, prese per moglie una feminazza non men piacevole nè men grassa di lui, ed era in grandezza ed in grossezza simile a lui; e non sarebbe passata una settimana, ch’egli non si avesse fatto radere la barba, acciò che più bello e più giocondo paresse. Avenne che Castorio, gentil uomo di Fano, giovane ricco, ma poco savio, comperò nella villa di Carignano un podere con una casa non troppo grande; ed ivi con duo serventi ed una femina per suo diporto la maggior parte della state dimorava. Castorio, andando un dì doppo vespro per la campagna, come spesso far far si suole, vide Sandro che col curvo aratro la terra volgeva; e vedendolo bello, grasso e rubicondo, con viso allegro disse: Fratello, non so la causa ch’io sono sì macilente e macro, come tu vedi, e tu sei robicondo e grasso. Io d’ogni tempo mangio dilicati cibi, beo preciosi vini, giaccio in letto quanto mi piace, nulla mi manca, e desidero più che ogn’altro uomo divenir grasso; e quanto più mi sforzo di ingrassarmi, tanto più mi smagrisco. Ma tu mangi lo verno e cibi grossi, bevi l’acquatico vino, lievi su la notte a lavorare, nè mai lo state hai di riposo un’ora; e nondimeno sei sì robicondo e grasso, che è un diletto a vederti. Onde desideroso di tal grassezza, ti prego quanto so e posso, che di tal cosa mi faci partecipe, dimostrandomi il