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capo bianco in terra, e ha la coda verde ed è cibo non di signori, ma di gente minuta. Finita l’isposizione del vago enimma, la Signora impose al signor Bernardo Capello, che partecipasse con esso noi una delle sue favole, usando però quella brevità che a questa notte si conviene. Il quale, lasciando da canto ogni suo grave pensiero, così a dire incominciò.


FAVOLA V.


Vilio Brigantello amazza un ladro, il quale era posto nelle insidie per amazzar lui.


Dice il famosissimo poeta, che chi prende diletto di far frode, non si die’ lamentar s’altrui l’inganna. Io molte volte e quasi sempre ho veduto quelli che vogliono ingannare, rimanere ingannati. Il che avenne ad un ladro il quale volendo uccidere un artegiano, fu ucciso da lui.

In Pistoia, città di Toscana, tra Firenze e Lucca, abitava un artegiano molto ricco e pieno di danari, e chiamavasi Villo Brigantello. Costui per paura de’ ladri fingeva di esser costituto in gran povertà, e abitava solitario senza donna e senza servi in una picciola casetta, ma ben molto piena e fornita di tutte quelle cose, che sono alla umana vita necessarie. E per dar fede della scarsa e picciela sua spesa nel vivere, vestiva un abito vile, abietto e lordo, e faceva la guardia al scrigno de’ suoi danari. Era Vilio vigilantissimo e molto sollecito al lavorare, ma misero e avaro nel spendere; e il suo mangiare, non era altro che pane e vino, con formaggio e radici d’erbe. Alcuni ladri giotti e astuti, istimando ragionevolmente che Vilio a-