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Non fu di minor piacere l’enimma d’Alteria recitato, che fusse la favola. E quantunque in apparenza alquanto disonesto apparesse, non però le donne s’ammutirono, perciò che altre volte sentito lo avevano raccontare. Ma Lauretta, che fingeva di non intenderlo, pregòla che l’isponesse. Ma ella sorridendo disse: Signora Lauretta, egli è superfluo portare e crocodili all’Egitto, i vasi a Samo e le nottue ad Atene. Ma pur per farvi piacere, lo isponerò. Dichiarandovi il nervo piloso e perforato esser la penna con cui si scrive; la qual, prima che si mette nel vaso, è bianca e asciutta, ma tratta fuori del vaso, rimane nera e bagnata: e serve al scrittore, che la guida, quanto gli piace. Finita la espositione del bel enimma, Arianna, che appresso lei sedeva, levossi in pie’, ed alla sua favola in tal maniera diede incominciamento.
FAVOLA II.
La favola di Alteria non men graziosamente che prudentemente recitata, mi riduce a memoria una facezia non men ridicolosa che la sua, la quale mi fu da una nobil donna poco tempo fa brevemente narrata. E se io non ve la conterò con quella grazia, con quella leggiadria che mi fu raccontata da lei, mi arrete per iscusa, perchè la natura mi ha denegato quello che a lei copiosamente concesse.