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Rettore della città e accusorono Fortunio servo, dicendogli che lo facesse porre in prigione e dargli della corda, acciò che il manifestasse quello che era del suo patrone. Il Rettore, fatto prendere il servo, e fattolo legare alla fune, stanti gli indizi che di lui s’avevano, secondo le leggi gli diede la corda. Il servo, che non poteva sofferire il tormento, promise manifestar la verità, se lo lasciavano giù. E deposto giù della corda, e constituito dinanzi al Rettore, con astuto inganno disse tai parole: Ieri, essendo io addormentato, sentii un gran strepito, come se fusse stato gettato in acqua un gran sasso; io mi stupii di tal strepito, e andato al pozzo, risguardai nell’acqua e viddi che l’era chiara, nè guardai più oltra; mentre che io ritornavo, sentii un altro simil strepito e mi fermai. Nel vero penso che quel sia stato il patron mio, che volendo attinger l’acqua, sia caduto in pozzo. E acciò che la verità non stia sospesa: ma che dalle sospizioni ne nasca vera e giusta sentenzia, andiamo al loco, perciò che io subito descenderò nel pozzo e vedrò quel che sarà. Volendo adunque il Rettore far isperienza di quello che aveva detto il servo, perciò che l’isperienza è maestra delle cose e la prova che si fa con gli occhi è sempre opportuna e vie più dell’altre migliore, andò al pozzo con tutta la sua corte e con molti gentil’uomini che l’accompagnorono; e con loro v’andarono del popolo molti, che erano assai curiosi di veder questa cosa. Ed ecco che il reo, di commandamento del Rettore, discese nel pozzo; e cercando il patrone per l’acqua trovò il becco che vi aveva gettato. Onde astutamente e con inganno, gridando ad alta voce, chiamò la sua patrona, dicendole: patrona, ditemi, il vostro marito aveva egli le corna? Io ho trovato qua dentro uno che ha le corna molto grandi e lunghe; sareb-