Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/268


— 256 —

una mosca canina che annoiava il suo patrone, inavertentemente uccise esso patrone.

Era nella città di Ferrara un speciale assai ricco, e di buona famiglia, e, aveva un servo chiamato per nome Fortunio, giovane tondo e di poco senno. Avenne ch’l patrone per lo gran caldo, che all’ora era, s’addormentò; e Fortunio col ventolo li cacciava le mosche, acciò che potesse meglio dormire. Avenne che tra l’altre mosche ve n’era una canina molto importuna, la quale, non curandosi di ventolo nè di percosse, s’accostava alla calvezza di quello, e con acuti morsi non cessava di morderlo; e avendola indi cacciata due, tre e quattro volte, ritornava a darli fastidio. Finalmente, vedendo Fortunio la temerità e presonzione dell’animale, nè potendo più resistere, imprudentemente si pensò di amazzarla. E stando la mosca sopra la calvezza del patrone, e succiandogli il sangue, Fortunio servo, uomo semplice e inconsiderato, preso un pistello di bronzo di gran peso, e quello con gran forza ammenando, pensando di uccider la mosca, uccise il patrone. Onde vedendo in fatto aver ucciso il suo signore, e per tal causa esser obligato alla morte, si pensò di fuggire, e con la fuga salvarsi. Indi revocata tal sentenzia, deliberò con bel modo secretamente di sepellirlo; e ravoltolo in un sacco, e portatolo in un orto alla bottega vicino, il sepellì. Poscia prese un becco delle capre e gettollo nel pozzo. Il patrone non ritornando a casa la sera, come soleva sempre, la moglie cominciò pensar male del servo; e addimandandoli del suo marito, egli diceva non averlo veduto. All’ora la donna, tutta addolorata, cominciò dirottamente a piangere e con lamentevoli voci chiamare il suo marito; ma in vano lo chiamava. I parenti e gli amici della donna, intendendo non trovarsi il marito, andarono al