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E senza interporre altro intervallo propose il suo enimma, in tal maniera dicendo.

Io mi sto chiusa in sì altiero loco,
     Ch’arrivar non mi puon ali, nè piume.
La forza sol de l’ingegno non poco
     Mi fa prestar, a cui non ha buon lume.
Ad alto stato un gentil cor colloco,
     E sono scura a cui di me presume.
Ma percossa da quei che nulla sanno,
     Quella che pur non son, parer mi fanno.

L’enimma altro non dimostra, eccetto l’astrologia, la quale è posta in luogo eminente, dove non si può volar con ali. Dichiarito il sottil enimma, levossi in piedi la signora Veronica; ed in tal guisa alla sua favola diede principio, così dicendo.


FAVOLA IV.


Fortunio servo, volendo amazzare una mosca, uccide il suo patrone, e dall’omicidio con una piacevolezza fu liberato.


Io più volte ho udito dire, prestantissimi signori miei, che gli peccati che non si commetteno coll’animo, non sono così gravi, come se volontariamente si commettessero; e da qua procede che si perdona alla rusticità, alli fanciulli e ad altre simili persone, le quali non peccano sì gravemente, come quelle persone che sanno. Laonde, essendomi tocca la volta di raccontarvi una favola, mi occorse alla mente quello che avenne a Fortunio servo, il qual volendo, amazzare