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Il frate veramente, ispedite le donne di confessare, chiamò a sè il villano per ridurlo alla fede; il quale andò subito, e scopertosi il capo, addimandava e’ suoi danari. All’ora il frate comandò al villano che s’ingenocchiasse e, fattosi il segno della croce, dicesse il pater nostro. Il villano, veggendosi deluso e schernito, s’accese di sdegno e colera; e risguardando il cielo e bestemmiando, diceva tai parole: Ahi misero me, che male ho fatto io, che da un Spagnuolo son così crudelmente ingannato? Io non voglio confessarmi nè comunicarmi, ma voglio i denari che m’hai promesso. Il buon frate, che era ignorante di tal cosa, correggendolo, diceva: Ben si dice che hai il demonio, e non sei in buon cervello; e aperto il messale, come se avesse qualche malo spirito, cominciò a scongiurarlo. Il villano, che non poteva soffrire tai parole, gridando dimandava gli danari che gli aveva promessi per lo Spagnuolo, dicendo non esser nè inspiritato, nè pazzo, ma da un ladro Spagnuolo esserli tolta la sua povertà; e così piangendo, ricercava aiuto da’ circostanti; e preso il cappuccio del frate, diceva: Mai non ti lascierò, finchè non mi dai gli miei danari. Il frate, vedendo questo, nè potendo ripararsi dal villano, con lusinghevoli e dolci parole si escusava esser stato ingannato dal Spagnuolo. Il villano all’incontro, tenendolo tuttavia saldo per lo cappuccio, gli diceva che egli per lui aveva promesso, dicendo: Non mai hai tu promesso che subito mi espediresti? Il frate diceva: Ho promesso di confessarti; — e così contrastando l’uno e l’altro, sopraggiunsero alcuni vecchi, i quali, vedendogli in lunga contenzione, fecero conscienzia al frate, e lo costrinsero pagar il villano per il Spagnuolo. Il Spagnuolo giotto, maledetto e tristo, fece con le galline e capponi una