gran quantità di galline, capponi e uova, e venne con esso lui a mercato, e promise dargli di tutti i pollami fiorini quattro; e così il villano s’accontentò. Il Spagnuolo, tolto un bastagio, mandògli subito a casa; ma non contò i danari al venditore, il quale pur sollecitava il Spagnuolo che lo pagasse. Il Spagnuolo diceva non aver danari addosso, ma che andasse con esso lui fino al monasterio di Carmini che ivi era un frate suo barba, che li darebbe immediate gli suoi denari. E con queste parole andarono ambiduo in compagnia al detto monasterio. Era per aventura in chiesa un certo frate, al quale si confessavano alcune donne. A cui accostandosi, il Spagnuolo li disse nell’orecchie queste parole: Padre, questo villano ch’è venuto con esso meco, è mio compare, e ha certe eresie nel capo. E benchè ei sia ricco e di buona famiglia, non ha però buon cervello, e spesse volte cade del male della brutta. Son già tre anni che ei non s’ha confessato, e ha qualche buono intervallo della sua sciocchezza. Laonde mosso io da carità e da fraterno amore, e per l’amicizia e comparatico che è tra noi, ho promesso alla sua moglie di far sì, che si confesserà; e perchè il buon nome e la buona fama di vostra santità corre per la città e per tutto il suo territorio, siamo venuti a vostra reverenzia, pregandola di somma grazia che per amor di Dio sia contenta di udirlo pazientemente e correggerlo. Il frate disse per allora esser alquanto occupato; ma che, espedite ch’avesse quelle donne, — mostrandole con la mano, — l’udirebbe molto volontieri; e chiamato il villano, lo pregò che lo aspettasse un pochetto, promettendogli di espedirlo subito. Il villano, pensando che parlasse di danari, disse che l’aspetterebbe volentieri; e così l’astuto Spagnuolo si partì, lasciando il villano schernito ch’aspettava in chiesa.