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mamente aspettorono che egli lo dichiarasse. Il quale con allegro viso disse esser il leoncorno, il quale, ancor che sia animal inonesto e intemperato, nondimeno tanto la verginità gli piace, che, posto il capo in grembo della donzella, da’ cacciatori uccider si lascia. La Signora, che a lato sedeva dello ambasciatore, alla sua favola in cotal guisa diede principio.


FAVOLA II.


Diego Spagnuolo compra gran quantità di galline da uno villano, e dovendo far il pagamento, aggabba e il villano e un frate Carmelitano.


Sì bella e sì dilettevole è stata la favola dal signor ambasciatore raccontata, ch’io non penso aggiungere alla millesima parte di quella; ma per non esser contraria a quello ch’io proposi nel principio di questa notte innanzi che ’l signor ambasciatore favoleggiare incominciasse, dironne una, la quale vi dimostrerà che la malizia de’ Spagnuoli supera e avanza quella de’ villani.

Nella Spagna trovasi una città detta Cordova, appresso la quale corre un dilettoso fiume, nominato Bacco. Di questa nacque Diego, uomo astuto, ben disposto della vita e agli inganni tutto dedito. Costui, volendo fare una cena alli compagni suoi, e non avendo così il modo com’egli desiderava, s’imaginò di far una berta ad uno contadino, e a sue spese dar da cena agli amici suoi. Il che gli venne fatto secondo il desiderio suo. Il Spagnuolo, andatosene in piazza per comprar pollami, s’abbattè in uno villano ch’aveva