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alle lettere. Ma egli, poco curandosi di lettere non che di sopravanzare gli altri studenti di dottrina, tutto il studio avea posto in giuocar alle carte e altri giuochi, praticando con certi suoi compagni dissoluti e dediti alle lascivie e mondani piaceri. Onde consumò il tempo indarno e i danari, che dovendo studiare in medicina e l’opere di Galeno, egli studiava la bocolica e le cartelle da giocare, e di darsi piacere in tutte quelle cose che gli dilettavano. E passati cinque anni, ritornò alla patria, e mostrò per isperienza aver imparato all’indietro perchè, volendo egli parer romano, era riputato da tutti barbaro e caldeo, ed era conosciuto da tutta la città e mostravasi a dito dagli uomini, di modo che di lui tutti favoleggiavano. Quanto dolore fusse al misero padre, lasciolo considerare a voi, perchè, conciosia cosa ch’egli più tosto avesse voluto perdere i danari e il pane che perder l’oglio per far il figliuolo valente, perse l’uno e l’altro. Per il che volendo il padre mitigare il suo grandissimo dolore, chiamò a sè il figliuolo; e aperto il scrigno de’ suoi danari e gioie, li consegnò la metà de’ suoi beni, la qual nel vero non meritava, dicendogli: — Togli, figliuol mio, la tua parte della paterna eredità, e vanne lontano da me, perchè voglio più tosto rimaner senza figliuoli, che viver teco con infamia. Più tosto che non s’è detto, il figliuolo, tolti e danari, volentieri, ubidendo al padre, si partì; ed essendosi molto allontanato da lui, pervenne all’ingresso d’una selva, dove scorreva un gran fiume. Ivi edificò egli un bel palazzo di marmo con maraviglioso artificio, con le porte di bronzo, facendogli andare il fiume a torno a torno: e fece alcune lagune con gli registri delle acque, quelle accrescendo e minuendo secondo che gli aggradiva. Onde ne fece alcune dove entravano l’acque tanto alte quanta è l’al-