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— Donna, quanta bellezza e leggiadria
Giamai fu in alma pura,
Tutta la pose in voi gentil natura.
S’io miro nel bel viso
La bellissima gola il bianco petto,
Nel qual si regge e si vaneggia amore,
Dico nel mio concetto:
Siete creata certo in paradiso
E mandata qua giù a far onore
Al secol nostro e trarlo fuor d’errore,
E mostrar quanto sia,
Dopo molto girar di caldo e gelo,
La gloria dei beati su nel cielo.
La canzone dal Trivigiano e dal Molino cantata molto piacque, e a pieno tutti la comendarono. La qual finita, la Signora pregò il signor ambasciatore che al favoleggiare desse principio. Ed egli, che non era villano, così a dire incominciò.
FAVOLA I.
Grave è il carico che mi ha dato la Signora in raccontar favole, perciò che è più tosto ufficio di donna che di uomo: ma poscia che così è il desiderio suo e di questa orrevole e degna compagnia, sforcierommi, se non in tutto, almeno in qualche particella sodisfare all’intento vostro.
Trovavasi in Inghilterra un padre di famiglia molto ricco, e aveva uno solo figliuolo, nomato Gasparino. Lo mandò in studio a Padova, acciò che desse opera