il suon della tromba, subito venisse in senato. Aveva il pontefice fatto far duo vasi molto belli e di una medesima grandezza: in uno di quali pose gran numero di perle, rubini, zafiri, pietre preziose e gioie di grandissima valuta: nell’altro veramente era metallo; ed erano ambi i vasi d’uno medesimo peso. E la mattina, poi che gli sacerdoti, vescovi, presidenti, oratori e prelati furono venuti in senato, sedendo il pontefice nel suo tribunale, fatti portar nel suo conspetto i duo vasi predetti, fece venir a se Gierolomo sopradetto, e disse tai parole: Carissimi ed amatissimi figliuoli, costui sopra tutti gli altri è stato fedele cerca i comandamenti miei, e talmente si ha portato fin da’ primi anni, che non si potria dir di più; e acciò che ei conseguisca il premio del suo ben servire, e che più presto l’abbia a dolersi della sua fortuna che della mia ingratitudine, gli darò elezione di questi duo vasi, e sia l’arbitrio suo di prendere e goder quello che egli se eleggerà. Ma quello infelice e sfortunato, pensando e ripensando or l’uno or l’altro vaso, elesse per sua disgrazia quello ch’era pieno di metallo. E scoprendo l’altro vaso, veggendo esso Gierolomo il gran tesoro di gioie che teneva rinchiuso, come sono smeraldi e zafiri, diamanti, rubini, topazij e altre sorti di pietre preziose, rimase tutto attonito e mezzo morto. Il pontefice, poi che lo vidde star di mala voglia e tutto addolorato, lo esortò a confessarsi, dicendo ciò esser avenuto per suoi peccati non confessi; de’ quali fatta l’assoluzione, gli diede in penitenza che per uno anno ogni giorno dovesse a certa ora determinata venire in senato quando si trattavano gli segreti de’ re e signori a dirgli nelle orecchi un’ave Maria: nel qual luogo a niuno era lecito d’entrare. Comandò che alla venuta di lui subito li fussero aperte tutte le porte, e dato libero adito di venire a lui con