aveva il drudo in casa, temendo che tanti uomini non fussero ragunati acciò che si dimostrasse il giovane e che fatto fusse palese il suo peccato, e dubitando di esser punita per l’adulterio secondo le leggi, chetamente aperse la porta e fece entrare in casa questo pazzo. E chiuso l’uscio, ingenocchiossi avanti di lui, e a guisa di supplicante pregollo di grazia che volesse tacere, offerendosi pronta e apparecchiata ad ogni suo piacere, pur che non manifestasse il giovane adultero. Il pazzo, ma però savio in questo, mandato il furor suo da banda, cominciò dolcemente abbracciarla e basciarla, e brevemente combatterono insieme la battaglia di Venere. Nè così presto furono dalla valorosa impresa disciolti, che il marito di lei giunse all’improviso, e picchiò l’uscio, e chiamò che si venga ad aprirlo. Ma quella eccellente e gloriosa moglie, da così inopinato e subito mal percossa, non sapendo in questa roina che consiglio prendersi, l’adultero da paura sbigottito e già mezzo morto, fedelmente nascose sotto il letto, e fece salire il pazzo nel camino; poi aperse l’uscio al marito, e accarezzandolo bellamente lo invitava a giacersi con esso lei. E perchè era tempo di verno, comandò il marito che si dovesse accendere il foco, chè voleva scaldarsi. Furono portate le legna per accenderlo: non però legna secche, acciò che troppo presto non s’accendesse, ma verdissime; per lo fumo delle quali si frizzevano gli occhi del pazzo, e suffocavasi di modo, che non poteva trarre il fiato, nè poteva far che sovente non stranutasse. Onde il marito, guardando per lo camino, vidde costui che quivi s’era nascosto. E pensando egli che fusse un ladro, cominciò grandemente a riprenderlo e minacciarli. A cui il pazzo: Tu ben vedi me, disse; ma quello che è sotto il letto nascosto, non vedi. Una sol volta son io