partiva giamai, come provido e gelosissimo uomo, se prima non aveva diligentissimamente ricerco tutti i buchi e le fissure di casa, e serrati tutti gli usci e finestre con suoi cadenazzi con gran diligenza, e chiavati con chiavi di maraviglioso artificio: e così passava la sua vita con questa crudel pena ogni giorno. Ma quella prudentissima moglie, mossa a compassione della pazzia del marito, imperciò che ella era specchio di virtù e di pudicizia, e ad una Lucrezia romana agguagliar si poteva, deliberò sanarlo di tal pessima egritudine. Il che pensava non poterle altrimenti succedere, se con l’ingegno non dimostrasse quel che si potessero fare e operar le donne. Avenne che ella e il marito avevano pattuito insieme di andare la seguente mattina ambiduo vestiti da monaco ad un monasterio fuor della città a confessarsi. Onde, trovato il modo di aprire una finestra, vidde pe’ cancelli della ferrata gelosia che per aventura indi passava quel giovane che era ardentissimamente acceso dell’amor di lei. Chiamollo cautamente, e dissegli: Domattina per tempo andrai vestito da monaco al monasterio che è fuor della città; ed ivi aspettami fin che sotto il medesimo abito io e il mio marito venir ci vedrai. Ed all’ora, affrettandoti, tutto allegro ci verrai incontro, ed abbracceràmi e bascieràmi, e ci darai da mangiare, e goderai la insperata mia venuta; perciò che abbiamo ordinato, io e il mio marito, ambi vestiti di abito monacale, venir domattina al detto monasterio per confessarci. Sii aveduto, di buon animo e vigilante, nè ti perder di consiglio. Il che detto, si partì l’accorto giovane; e vestitosi da monaco e preparata una mensa con ogni maniera di dilicate vivande e abbondevolmente con vini gloriosissimi, andò all’antedetto monasterio; e avuta una cella da quelli reverendi padri,