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Se ’l tempo invola ogni mortal bellezza
Col rapido suo corso,
Che più tardate, donna, al mio soccorso?
La vita lieve fugge,
E le speranze son caduche e frali,
Le nostre voglie lunghe e l’ore corte;
Di che ’l pensier mi strugge:
Ma tardi, o dura sorte de’ mortali!
Del vostro error pentita e di mia morte
Voi piangerete e di vostra durezza.
Però datemi aita,
Mentre è valor in voi ed in me vita.
Piacque a tutti la dilettevole canzone dal Trivigiano e dal Molino armoniosamente cantata, e a piena voce tutti sommamente la comendorono. Ma poscia che la Signora vidde che ogniun taceva, impose a Lionora, a cui la prima favola della duodecima notte per sorte toccava, che al favoleggiare desse incominciamento. Ed ella senza indugio in tal guisa incominciò.
FAVOLA I.
Più e più volte, amorevoli e graziose donne, ho udito dire, non valer scienza nè arte alcuna contrar astuzia delle donne, e questo prociede perchè elle non dalla trita e secca terra sono prodotte, ma dalla costa del padre nostro Adamo; e così sono di carne e non di terra, ancor che i loro corpi al fine in cenere si riducano. Laonde, dovendo io dar principio a’ nostri