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per serva. Disse il giovane: Non sarebbe conveniente che sì fatta giovane mi fusse data per serva; ma per le condizioni sue meriterebbe uomo di maggior legnaggio di quello che sono io. Pur si vi è in piacimento di darmela, non per ancilla, ma per diletta moglie, l’accetterò volentieri, e farolle quella real compagnia, che ad una vera matrona si conviene. Furone finalmente di commune consentimento concluse le nozze, e tolse fra Bigoccio la vergine pulcella per moglie. Venuta la sera, il marito e la moglie andorono a letto; e toccandosi l’uno con l’altro, fra Bigoccio s’avide che Gliceria sua moglie aveva i guanti in mano; e dissele: Gliceria, cavati e guanti, e mettili giù; perciò che non sta bene che quando noi siamo in letto, tu abbi i guanti in mano. Rispose Gliceria: Signor mio, io non toccherei mai così fatte cose con le mani nude. Il che intendendo, fra Bigoccio non disse altro, ma attese a darsi piacere con lei. Venuta la sera seguente e l’ora di andar a riposare, fra Bigoccio nascosamente prese i getti da spariviere circondati di molti sonagli, e legògli al membro virile; e senza ch’ella se n’avedesse, andò a letto, e cominciò accarecciarla, toccarla e basciarla. Gliceria, ch’aveva i guanti in mano, e per l’addietro gustato il mattarello, pose la mano al membro di suo marito, e trovò i getti; e disse: Marito mio, che cosa è questa ch’io tocco? Ier notte non l’avevate. Rispose fra Bigoccio: I’ sono i getti d’andar a spariviere; — e montato sopra l’arbore, voleva mettere il piviolo nella val pelosa, e perchè i getti impedivano il piviolo entrare, disse Gliceria; Io non voglio i getti. — Se tu non vuoi i getti, rispose il marito, nè io voglio i guanti. Onde di commune consentimento, gettarono via i guanti ed i getti. Dandosi adunque piacere notte e giorno, la donna s’ingravidò;