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anella glie mancavano: e levata di letto, or qua or là cercando e ogni cosa sottosopra volgiendo, nulla trovò. Onde tutta turbata uscì di camera, ed a madonna Daria addimandò se per avventura ella avesse avute le sue perle ed anella, e riservate. A cui rispose che no. Per il che madonna Properzia stava molto addolorata. Dimorando la poverella in tal affanno, nè sapendo che rimedio prendere, sopraggiunse messer Artilao; e vedendo la comare tutta affannosa e di mala voglia, disse: Che avete, comare mia, che si forte vi ramaricate? La comare narròli il tutto. Messer Artilao, fingendo nulla sapere, disse: Cercate bene, comare mia, e pensate se in luogo alcuno, che ora non vi soviene, poste le avete, che forse le troverete; e non trovandole, vi prometto da fede di buon compare che io farò tal provisione, che gramo sarà colui che l’avrà tolte. Ma prima che si faccia movimento alcuno, cercate diligentemente in ogni parte. Le comari e le fanti cercaron e ricercaron per tutta la casa, ogni cosa rivolgiendo sottosopra; e nulla trovarono. Il che vedendo, messer Artilao cominciò far romore per casa, minacciando or questo or quello; ma tutti con giuramento dicevano nulla sapere. Dopo, voltosi verso madonna Properzia, disse: Comare mia, non vi attristate, ma state allegra, ch’io son disposto vedere il fine di questo. E sappiate, comare mia, ch’appresso me è un secreto di tanta virtù, che, sia qual esser si voglia che tolte abbia le gioie, io lo scoprirò. Questo intendendo, madonna Properzia, disse: messer compare mio, di grazia vi prego fate l’isperienza, acciò che messer Liberale non mi avesse sospettata, e pensasse di me qualche male. Messer Artilao, vedendo esser venuto il tempo opportuno di vendicarsi della ricevuta ingiuria, chiamò la moglie e le fanti; e dissele che uscissero