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inalzato fino alle stelle. Tanta era la liberalità di costui, che parea veramente niuna cosa degna di memoria ritrovarsi, che a lui mancasse. Grande era la pazienzia sua in udire, la gravità nel rispondere, la fortezza nelle cose averse, la magnificenza ne’ suoi fatti, la giustizia e la misericordia nel condannare; in tanto che nel vero dir si può, il magnanimo Ettore tenere il principato tra la famiglia di Dreseni. Avenne un dì che un gentil’uomo aveva mandato a donare a questo eccellente signore un quarto di vitello elletto. Il servo che portava la carne, subito che giunse alla casa di questo magnifico signore, trovò uno aveduto ingannatore, il quale, visto il servo che aveva la carne di vitello, affrettatosi di andare a lui, gli addimandò chi mandava quella carne. Ed inteso chi fusse, disse che devesse aspettare fino che avisava il patrone. E ritornato in casa, sì come è costume di buffoni, cominciò a giocolare, dimorandosi alquanto per ingannare il servo e il patrone, e cosa alcuna non parlò del presente. Indi venne alla porta, rendendo grazie, per nome del patrone, a chi mandato l’aveva, con parole convenevoli a tal proposito; e comandolli che andasse con esso lui, perchè ’l signor Ettore mandava quel presente ad un gentil’uomo; e così bellamente condusse il servo in casa sua. E trovatovi il fratello, lo diede a lui, con animo di torre il vitello per sè e ingannare il suo signore. Il che fatto, l’uno e l’altro tornò a casa; e il servo rendè le dovute grazie al patron suo per nome del signor Ettore. Poi ritrovandosi un giorno per aventura il gentil’uomo, ch’aveva mandato il quarto di vitello, col detto signor Ettore, gli addimandò, sì come si suol fare, se ’l vitello era stato buono e grasso. Il signor Ettore, non sapendo di questa cosa, lo ricercò di che vitello parlasse, egli dicendo non aver