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L’enimma fu, se non da tutti, almeno dalla maggior parte inteso, che quella bella donna e strana era la gola: la quale inferma il corpo di colui che troppo mangia, ed estirpa ogni virtù, ed anche genera la morte, perchè maggiore è il numero di quelli che sono sta uccisi dalla gola, che dal coltello. Isabella, che sedeva a lato di Diana, vedendo il suo enimma esser giunto a convenevole fine, in tal maniera alla sua favola diede principio.


FAVOLA IV.


Un buffone con una burla inganna un gentil’uomo; egli per questo è messo in prigione, e con un’altra burla è liberato dallo carcere.


È un detto communamente comendato, che i buffoni molte volte piaceno, ma non sempre. Onde, essendomi tocco il quarto luogo di favoleggiatore in questa sera, mi è sovenuta una novella, che fece un buffone ad un gentil’uomo; il quale, ancor che della burla si vendicasse, non però cessò di farglieli un’altra, per la quale dalla prigione fu liberato.

Vicenza, com’è noto a tutti voi, è città nobile, ricca, pomposa e dotata di pellegrini ingegni. Quivi abitava Ettore, nato dell’antica e nobil famiglia di Dreseni; il quale, sopra gli altri, per la gentilezza del parlar suo e per la grandezza dell’animo, diede e lasciò il nome di nobiltà a’ posteri suoi. Tante erano le doti dell’anima e del corpo di questo gentil’uomo, ch’egli meritò che la sua imagine con maraviglioso artificio posta fusse e affissa nelle strade pubbliche, nelle piazze, ne’ templj e ne’ teatri, e con grandissime lodi esser