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graziosamente accettò l’invito. Venuto il giorno seguente, il compare e la comare andarono alla casa di messer Artilao, ove furono amorevolmente veduti e accettati. Essendo tutti insieme, e ragionando di varie cose, disse messer Artilao: Comare mia, mentre che si cuoceranno li cibi e apparecchierassi la mensa, voi vi farete una zuppa; e menatala in un camerino, le porse un bicchiere di alloppiato vino ed ella, fattasi una zuppa, senza timore alcuno la mangiò, e tutto ’l vino beve. Poi se n’andorono a desinare, e lietamente mangiorono. Appena che avevano fornito di mangiare, che a madonna Properzia venne sì fatto sonno, che non potea tenere gli occhi aperti. Il che vedendo, messer Artilao disse: Comare, voi ve n’andarete un poco a riposare; forse avete la passata notte mal dormito; — e menòla in un camerino, dove gettatasi sopra un letto, subito s’addormentò. Messer Artilao, temendo che la virtù della bevanda non venisse a meno, e li mancasse il tempo di operar quello che nell’animo nascoso tenea, chiamò messer Liberale; e dissegli: Compare, partiamosi di qua e lasciamo la comare a suo bel agio dormire; che forse per esser ella levata troppo per tempo, ha dibisogno di riposare. Partitisi dunque ambiduo ed andatisi in piazza, messer Artilao finse di voler ispedire certi suoi negozij; e presa licenzia dal compare, nascosamente ritornò a casa. E chetamente entrato in camera dove la comare giaceva, s’approssimò a lei; e veduto che dolcemente dormiva, senza che alcuno di casa se n’avedesse, nè che la comare sentisse, quanto più destramente che puote le levò le anella dalle dita e le perle dal collo, e di camera sì partì. La bevanda dell’alloppiato vino già aveva persa la sua virtù, quando madonna Properzia si destò; e volendo levarsi di letto, vidde che le perle e le