cati cento in farli dir messe e divini officii. Bertuccio, spogliato di tutti i danari, e non avendo che vivere ritornò a casa. La madre, credendo il figliuolo avere guadagnato, gli andò in contra, e addimandollo come portato s’aveva nel mercatantare. Ed egli le rispose: Bene. Di che la madre s’allegrò, ringraziando Iddio che gli aveva prestato il lume e il buon intelletto. — Ieri, disse Bertuccio, madre mia, ho guadagnato l’anima vostra e la mia; e quando si partiranno da questi corpi, dirittamente andaranno in paradiso. E raccontolle la cosa dal principio sino al fine. La madre, questo intendendo, molto si duolse, ed assai lo riprese. Passati alquanti giorni, Bertuccio assaltò la madre, e le richiese il restante di ducati trecento che suo padre gli aveva lasciato. La madre, non potendoli dinegare, come disperata, disse: Or piglia i tuoi ducati ducento, e faranne il peggio che tu sai, nè mi venir più in casa. — Non temete, madre, state di buona voglia; che io farò sì che voi vi contentarete. Partitosi il figliuolo con li danari, aggiunse ad una selva, dove erano due soldati, che presa avevano Tarquinia figliuola di Crisippo, re di Novara; ed era tra loro grandissima contenzione, di cui esser dovesse. A’ quai disse Bertuccio: O fratelli, che fate? volete voi uccidervi per costei? Se voi volete darmela, vi darò un dono, che ambiduo vi contentarete. I soldati lasciorono di combattere, e gli addimandarono, che dargli voleva; chè glie la lascerebbeno. Ed egli gli rispose: Ducati ducento. I soldati non sapendo di cui fosse figliuola Tarquinia, e temendo di morte, presero i ducati ducento, e tra loro li divisero, lasciando al giovane la fanciulla. Bertuccio, tutto allegro dell’avuta fanciulla, tornò a casa e disse alla madre: Madre, non vi potrete ora doler di me, che io non abbia ben spesi i miei danari. Io, conside-