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Raspante mio notaio al gran Satanasso, acciò che ella faccia compagnia alla mia, quando di qua si partirà. — Ah! messere, mi fate ingiuria, disse il notaio, togliendomi l’onore e la fama, — Or segui, malvaggio, disse il testatore, e non mi turbare più di quel ch’io sono. Io ti pagai, e molto più di quello che meritavi, acciò che tu scrivi a modo mio. Scrivi adunque in mal’ora così: Perciò che, se egli non mi avesse consentiti e scritti tanti illiciti ed usurai contratti, ma mi avesse scacciato da sè, io ora non mi troverei in tanto laberinto. E perchè egli allora fece più stima del danaro, che dell’anima mia e sua, però quella raccomando e do nelle mani di Lucifero. Il notaio, che temeva molto di non aggiungere mal a male, scrisse quanto egli gli disse. Dopo disse: Scrivi. Item lascio l’anima di pre’ Neofito, mio confessore, qua presente, a i trenta mila paia di diavoli. — Or che dite voi, messer Andrigetto mio? disse il confessore. Sono queste parole da uomo prudente, come voi siete? Deh! non dite così! Non sapete voi che messer Gesù Cristo è misericordioso e pio, e sempre sta con le braccia aperte, aspettando che egli venga a penitenza e si chiami in colpa di suoi peccati? Chiamatevi adunque in colpa di vostri gravi ed enormi delitti, e chiedete perdonanza a Dio, ch’egli largamente vi perdonerà. Voi avete il modo di restituire; e facendo la restituzione, Iddio, che è misericordioso e che non vole la morte del peccatore, vi perdonerà e daravvi il paradiso. Rispose Andrigetto: Ahi, scelerato prete, confusione dell’anima tua e mia, pieno di avarizia e simonia, ora mi dai consiglio! Scrivi, notaio, ch’io lascio l’anima sua nel centro dell’inferno, perciò che, se non fosse stata la pestilenziosa sua avarizia, egli non mi arrebbe assolto, nè io arrei commessi tanti errori, nè mi troverei