mio creator Iddio, al qual io rendo quelle grazie, che per me si puolono le maggiori, de’ tanti benefici quanti ho ricevuti. Disse Andrigetto al notaio: — Che hai tu scritto? Rispose il notaio: Io scrissi sì e sì: e gli lesse di parola in parola tutto quello che l’aveva scritto. Allora Andrigetto, di sdegno acceso, disse: E chi ti ha comesso che tu scrivi così? perchè non attendi a quello che mi hai promesso? Scrivi a mio modo, in questa forma: Io Andrigetto di Valsabbia, infermo del corpo e sano dell’intelletto, lascio l’anima mia al gran diavolo dell’inferno. Il notaio ed i testimoni, udendo queste parole, rimasero fuori di sè, e presero maraviglia non piccola; e guardando fissamente nel viso del testatore, dissero: Ah! messer Andrigetto, ove è ora il vostro ingegno, ove è ora il vostro sapere? Sete voi divenuto pazzo? Gli insensati ed i furiosi useno tai parole. Deh, non fate per l’amor che voi portate a Iddio! - perciò che è contra l’anima e l’onor vostro, e vituperio di tutta la famiglia vostra. Gli uomini, che fino ora vi hanno riputato prudente e saggio, vi teneranno il più trascurato, il più perfido e il più traditore che mai la natura creasse, perciò che, sprezzando voi il bene e l’utel vostro, molto maggiormente sprezzereste quello d’altrui. Allora Andrigetto, infiammato come bragia di fuoco, disse al notaio: Non ti dissi io che tu scrivesti com’io ti dissi? Non ti pagai oltre il devere, acciò che tu scrivesti quanto io diceva? Rispose il notaio: Signor sì! — Adunque, disse il testatore, nota e scrivi quello che ti dico, e non scrivere quello che non voglio. Il notaio, che vorrebbe esser digiuno, vedendo il suo fiero proponimento e temendo che per sdegno non morisse, scrisse tutto quello che di sua bocca ordinò. Indi disse Andrigetto al notaio: Scrivi. Item lascio l’anima di Tonisto