forma del statuto comense, nè voleva incorrere nella pena. Ma Andrigetto con parole spiacevoli il villaneggiava, e il minacciava sopra la vita; e perchè egli era uomo grande, e de’ primai della città, e correva continovamente San Bocca d’oro, il notaio faceva quanto li comandava. Non stette molto, che venne il tempo di confessarsi, e Andrigetto mandò al confessore un bello e lauto desinare: e appresso questo tanto panno finissimo, che facesse un paio di calce ed a lui ed alla sua fante; e per lo giorno sequente pose ordine con lui di andarsi a confessare. Messer lo prete, per esser lui gran cittadino e ricco, e molto appresentato, con allegra faccia l’aspettò; e quando venne, amorevolmente l’accarezzò. Essendo adunque Andrigetto a’ piedi del sacerdote, e con diligenza accusandosi de’ suoi errori, venne agli atti de gli contratti illeciti ch’egli faceva, e confessolli minutamente. Il prete, che pur aveva molte lettere nella testa, e conosceva chiaramente quelli contratti essere illeciti ed usurari, incominciò umilmente riprenderlo, dichiarandogli ch’egli era obligato alla restituzione. Andrigetto, a cui dispiacevano le parole del prete, rispose ch’egli non sapeva quel che dicesse, e che l’andasse ad imparar meglio di quello che fin ora aveva fatto. Il prete, ch’era spesse volte da Andrigetto appresentato, dubitò che non l’abbandonasse, e andasse altrove a confessarsi; e però datagli l’assoluzione e la lieve penitenza, il licenziò: ed Andrigetto, messogli un fiorino in mano, allegro si partì. Occorse che, dopo poco tempo, sopravenne ad Andrigetto una grandissima infermità; la qual fu di tal maniera, che tutti i medici lo diero per morto, e l’abbandonorono. Gli amici ed i parenti, vedendo la sua infermità per lo detto de’ medici esser mortale ed incurabile, con destro modo gli fecero intendere che