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drigetto da Sabbia; il quale, quantunque e di poderi, e di armenti, e di pecore fosse ricco, nè alcuno nella città si trovasse, che a lui agguagliar si potesse, nondimeno la conscienzia no ’l rimordeva di cosa alcuna, ancor che trista, ch’egli facesse. Andrigetto adunque essendo ricchissimo, e avendo molto grano e altre sorti di biada, che gli suoi poderi li rispondevano, dispensava tutte le sue rendite a poveri contadini e ad altre miserabili persone, nè voleva quelle vendere a mercatanti o vero ad altri col danaro. E questo faceva non chè egli avesse animo di sovenire ai poveri; ma acciò che li cavasse dalle mani qualche campo di terra, e aggrandisse e suoi poderi e rendite; e sempre cercava di eleggere luogo che più facesse al profitto suo, acciò che a poco a poco del tutto s’impatronisse. Avenne che in quelle parti sopraggiunse una gran penuria; ed era tale, che gli uomini e le donne e li fanciulli si trovavano in molti luoghi morti da fame. Per il che tutti quelli circonvicini contadini, sì del piano, come del monte, ricorrevano ad Andrigetto; e chi li dava un campo di prato, chi un campo di bosco, e chi un campo di terra arata: e all’incontro tolleva tanto formento o altra biada, che fosse per le bisogne sue. Era tanta la frequenzia e il concorso delle persone che da ogni parte venivano alla casa di Andrigetto, che pareva il giubileo. Egli aveva un notaio, Tonisio Raspante per nome detto: uomo veramente nell’arte del notariato molto saputo, ma nel scorticar villani trappassava tutti gli altri. Era un statuto in Como, che notaio alcuno non potesse scriver instromento di vendita, se prima non era in presenza sua e di testimoni nomerata la pecunia. Laonde Tonisto Raspante più e più volte disse ad Andrigetto, ch’egli non voleva scrivere tali instromenti; perciò che erano contra la