pare, cotesta opinione che la creatura che io tengo nel ventre, sia di qualche membro manchevole, e ch’io per questo patisca? — Veramente, disse messer Liberale, io sono di questa opinione; e tengo per certo che messer Artilao, mio compare, sia mancato farle tutte le sue membra intiere. E di qua prociede che uno nasce zoppo, l’altro attratto, e chi in un modo, e chi un altro. — Questo che voi dite, compare, mi va forte per capo, disse la comare; ma che rimedio sarebbe a questo, acciò che io in tal errore non incorresse? — Ah, comare mia! disse messer Liberale; state di buona voglia, nè vi smarrite punto: perciò che ad ogni cosa si trova rimedio, fuori che alla morte. — Io vi prego, rispose la comare, per quell’amore che portate al compare, che mi date questo rimedio; e quanto più presto me lo darete, tanto più vi sarò tenuta, nè sarete causa che la creatura nasca con difetto. Vedendo messer Liberale aver ridotta la comare a buon termine, disse: Comare, gran viltà e scortesia sarebbe che l’amico, vedendo l’amico perire, non gli porgesse aiuto. Potendo adunque io formar lo restante della creatura in quello che manca, vi sarei traditore e vi farei gran torto a non sovenirvi. — Deh! caro mio compare, disse la donna, più non tardate, acciò che la creatura non rimanga impedimentata. Il che, oltra il danno, sarebbe non picciolo peccato. — Non dubitate punto, comare, che servirovvi a pieno. Imponete alla fante che apparecchia la mensa; chè in questo mezzo noi daremo cominciamento alla riforma nostra. Mentre che la fante apparecchiava il desinare, messer Liberale andò in camera colla comare; e, chiuso l’uscio, cominciò accarezzarla e basciarla, facendole le maggior carezze che facesse mai uomo a donna. Il che vedendo, madonna Daria molto si maravigliò; e disse: Come, messer Liberale,