mente le code, andarono a ritrovarlo. L’asino, che in piedi era levato e di erba si pasceva, vide dalla lunga il leone e il lupo, e, molto smarrito, volse fuggire; ma il leone, dimostrando Brancaleone al lupo, disse: Eccolo, compare: egli viene verso noi; non l’aspettiamo, che veramente moriremo. Il lupo, che aveva all’ora l’asino veduto e conosciuto, disse: Affermiamosi, compare; non dubitate, ch’egli è l’asino. Ma il leone, più timoroso che prima, si mise a fuggire; e così correndo per duri dumi, or saltava una macchia, or l’altra; e nel saltare, una pungente spina li cavò l'occhio sinistro. Il leone, credendo che la spina stata fusse una di quelle artigliarle che Brancaleone sotto la coda portava, disse, correndo tuttavia, al lupo: Non te lo dissi io, compare: — Scampiamo — ? Non mi ha egli cavato un occhio con la sua ballestra? E sempre più forte correndo, strascinava il lupo, e menavalo per ispidi dumi, per ruinati fossi, per folti boschi e per altri luochi stretti ed aspri. Per il che il lupo tutto franto e rotto se ne morì. Il leone, quando li parve di essere in luogo sicuro, disse al lupo: Compare, ormai è tempo che si disciogliamo le code; — ed egli nulla rispondeva. E voltatosi verso lui, vidde che era morto. Onde attonito disse: Compare, non ve lo dissi io, che ’l vi ucciderebbe? Vedete quello avete guadagnato? Voi avete perduta la vita, ed io l’occhio sinistro: ma meglio è aver perduta una parte, che ’l tutto. E sciolta la coda, lasciò il lupo morto, e andossene ad abitar le grotte; e l’asino rimase signore e possessore del monte: dove lungo tempo allegramente visse. Di qua prociede che gli asini abitano i luoghi domestici, ed i leoni i luoghi inabitabili e silvestri; perciò che il vil animale con sue astuzie e fraudi avanzò il feroce leone.