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gire. La gatta, sentendosi strettamente legata la coda e aver il fuoco alle natiche, corse in casa; e per un pertuggio si mise in una camera appresso quella dove il prete ancor dormiva, e tutta paventata fuggì sotto la lettiera, dove era gran copia di lino. Nè stette molto, che il lino, la lettiera e tutta la camera cominciò ardere. Pirino, vedendo che la casa di pre’ Papiro Schizza s’abbrusciava e che quasi non vi era più rimedio di estinguere il fuoco, cominciò ad alta voce Gridare: Prestule, prestule, surge de reposorio, et vidde ne cadas in gaudium, quia venit saltagraffa et portavit carniscoculum; et nisi succurras domum cum abundantia, non restabit tibi substantia. Pre’ Papiro, che ancor nel letto giaceva e dormiva, udita l’alta voce di Pirino, si destò e porse l’orecchie al gridare che ei faceva; ma non comprese quello che Pirino diceva, per ciò che non si rammentava delle parole che dette l’aveva. Il fuogo già d’ogni parte della casa operava la sua virtù; nè li mancava se non entrare nell’uscio della camera dove dormiva il prete, quando pre’ Papiro si destò e vidde che tutta la casa ardeva. Onde levatosi di letto, corse per estinguere il fuoco; ma non vi fu tempo, per ciò che ogni cosa ardeva e appena scampò la vita. E così pre’ Papiro nudo di beni temporali nella sua ignoranza rimase; e Pirino, della ricevuta ingiuria grandemente vendicato, lasciata la cura de’ porci, meglio che puote a Padova ritornò: dove diede opera all’incominciato studio; e famosissimo uomo divenne.
Poscia che Vicenza mise fine alla sua ridicolosa favola, da tutti universalmente comendata, la Signora ordinò che con l’enimma seguisse. La quale, ancor gli altri ridendo, così disse: