ottimamente instrutto nelle regole grammaticali, arditamente rispose: Praesbyter. Papiro, udita la presta e pronta risposta datagli da Pirino, disse: E come praesbyter, figliuol mio? Tu t’inganni di largo. Ma Pirino, che sapeva che diceva il vero, affermava audacemente, quello che risposto aveva, esser la verità; e provavalo con molte auttorità. Dimorando l’uno e l’altro in grandissima contenzione, nè volendo pre’ Papiro ciedere all’intelligenzia del giovane, voltossi verso coloro che a mensa sedevano, e disse; Ditemi, fratelli e figliuoli miei: quando nel tempo di notte vi occorre alcuno caso che sia d’importanza, come di confessione, di comunione o di altro sacramento che è necessario alla salute dell’anima, non mandate subito al prete? — Sì. — E che fate voi prima? Non picchiate a l’uscio? — Certo sì. — Dopo non dite voi: presto, presto, messere, levatevi su e venete presto a dar i sacramenti ad un infermo che se ne more? I contadini, non potendolo negare, confermavano così essere il vero. — Adunque, disse pre’ Papiro, il prete latinamente non si dice praesbyter, ma prestule, perchè egli presto viene a sovenire all’infermo. Ma voglio che questa prima volta ti sia sparamiata. Ma dimmi, come si addimanda il letto? Pirino prontamente rispose: Lectus, thorus. Udendo pre’ Papiro cotal risposta, disse: O figliuol mio, tu sei in grand’errore, e il tuo precettore ti ha ensegnato il falso. E voltatosi verso suo padre, disse: Gianotto, quando voi venete dalla campagna a casa stanco, dopo che avete cenato non dite voi: io voglio andar a riposare? — Sì, rispose Gianotto. — Adunque, disse il prete, il letto reposorium si chiama. Il che tutti ad una voce confermarono esser il vero. Ma Pirino, che si faceva beffe del prete, non osava contradirgli, a ciò che i parenti non s’adirasseno. Or seguendo, pre’ Papiro disse: