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ora mi trovo. Ma poi che così vuol il cielo e la mia sorte che voi vi allontanate da me, almeno fatemi certa se ’l vostro star lontano sarà breve o lungo; perciò che, essendo lungo, non potrei resistere alla volontà del padre, quando mi volesse maritare. Disse Rodolino: Violante, non ti ramaricare: stammi allegra, chè innanzi che finisca l’anno, sarò qui; e se in termine dell’anno non vengo, ti do buona licenza di poterti maritare. E così detto, con lagrime e sospiri tolse licenza da lei: e la mattina per tempo, montato a cavallo, con onorevole compagnia cavalcò verso l’Austria; ed ivi giunto, fu da Lamberico suo zio orrevolmente ricevuto. Stavasi Rodolino per la sua lasciata Violante addolorato molto, nè sapea prender solazzo alcuno; ed avenga che gli giovani si sforciassino di dargli tutti e piaceri che imaginar si potevano, nulla però o poco valeano. Dimorando adunque Rodolino nell’Austria con suo non poco scontento, e avendo l’animo affiso alla sua diletta Violante, non avedendosi, passò l’anno. Onde accortosi di questo, chiese licenza al zio di ritornar a casa per veder il padre e la madre; e Lamberico benignamente glie la concesse. Venuto Rodolino nel paterno regno, e accettato con gran festa dal padre e dalla madre, gli venne in cognizione come Violante, figliuola di Domizio sarto, era maritata. Il che fu di somma letizia al Re: ma d’infinito dolor a Rodolino, il qual tra se stesso molto si doleva, che di tal maritaggio ne era stato causa. Dimorando il miserello in questo angoscioso tormento, nè sapendo trovar remedio all’amorosa passione, voleva da doglia morire. Ma Amore, che non abbandona gli seguaci suoi, e castiga quelli che non attendono alle promesse, trovò il modo che Rodolino si ritrovò con Violante. Rodolino, senza saputa di Violante, una sera nella sua camera si nascose: e giacendo