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dida neve, che fiocca giù e viene dal settentrione, e senza remissione percuote ogni persona, e massimamente nel tempo del freddo; e niuno trova loco da potersi da lei difendere. Espedita la bella dichiarazione del sottil enimma, levossi Lionora, che appresso Diana sedeva: e in tal modo diede incominciamento alla sua favola, dicendo.
FAVOLA II.
Se l’amore è guidato da uno spirito gentile con quella modestia e temperanza che se gli conviene, rare volte aviene che non riuscisca in bene. Ma quando è guidato da uno ingordo e disordinato appetito, nuoce molto, e conduce l’uomo ad orrido e spiacevole fine. Qual sia la causa di questo breve discorso, il fine della favola ve ’l darà a conoscere.
Dicovi adunque, graziose donne, che Lodovico, Re di Ungheria, ebbe un solo figliuolo, Rodolino nomato; il qual, ancor che molto giovanetto fosse, non restava però di sentire i cocenti stimoli d’amore. Il giovanetto un giorno, dimorando ad una finestra della camera sua, e ravolgendo nell’animo suo varie cose, de quai assai si dilettava, vidde per aventura una fanciulla, figliuola d’un sarto, della quale, per esser bella, modesta e gentile, sì caldamente s’accese, che non trovava riposo. La fanciulla, che Violante si chiamava, s’avidde