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sopragiungesse; e contra sua voglia gli rese la robba. Partitosi il mercatante per uscir del castello, i guardiani lo assalirono, e addimandarono la cortesia che promessa gli aveva. Il mercatante non negò averli promesso: ma con patto, s’egli vendeva le sue merci o parte di quelle. — Onde, non avendole nè in tutto nè in parte vendute, non mi tengo esser obligato a darvi cosa alcuna, perciò che con quelle istesse merci, con le quali nella torre entrai, me n’uscisco fuori. I guardiani, accesi d’ira e di furore, non volevano che per maniera alcuna uscisse, se prima non pagava il scotto. Il mercatante, che era più giotto di loro, disse: Fratelli, poscia che voi mi vietate l’uscire, tenendomi qui a bada, io me ne starò sino a tanto che ’l Re vostro venga: ed egli, magnanimo e giusto signor, determinerà la questione nostra. I guardiani, che temevano che ’l Re non venisse ed ivi il giovane trovasse, e come disubidienti uccider li facesse, apersono la porta, e a suo bel grado lo lasciarono gire. Uscito il mercatante della torre, e lasciata la Reina più con vergogna che con robba, cominciò ad alta voce gridare: Io il so, e non lo voglio dire: io il so e non lo voglio dire! In quel punto Galafro ritornava dalla caccia: e udendo dalla lunga il grido che faceva il mercatante, molto se ne rise; e giunto al palazzo, e andato nella torre dove dimorava la Reina, invece di saluto burlando disse: Madonna, io il so, e non lo voglio dire! e ciò replicò più volte. La Reina, udendo le parole del Re, e pensando che dicesse da dovero e non da burla, si tenne morta; e tutta tremante, prostratasi a terra, disse al Re: O Re, sappi ch’io ti ho tradito, e chiedoti perdono del mio gran fallo, nè è morte che io non meriti; ma confisa della tua clemenza, spero di ottener grazia e perdono. Il Re, che