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la coda dell’occhio e accenderlo del lei amore. Il mercatante, che non dormiva, dimostrava nel volto corresponderle in amore. Vedute che ebbe la Reina molte cose, disse: Maestro, le cose vostre sono bellissime, nè hanno opposizione alcuna; ma tra tutte questa molto mi aggrada. Io volontieri saprei quello l’apprecciate. Rispose il mercatante: Signora, non è danaro che sofficiente sia a sodisfamento di lei. Ma quando vi fosse in piacere, io più presto ve la donerei che venderla: pur ch’io fosse sicuro di ottener la grazia sua, la qual io reputo maggiore che ogni altra robba. La Reina, intesa la magnifica e generosa liberalità, e considerato l’altissimo suo animo, tra se stessa s’imaginò lui non esser persona vile, ma di grandissimo maneggio; e voltatasi a lui, disse: Maestro, quello che voi dite, non è atto di uomo vile, che è più delle volte dedito all’ingordo guadagno; ma con effetti dimostrate la magnanimità che nel cor vostro ben disposto regna. Io, quantunque indegna, mi offero a’ piaceri e comandi vostri. Il mercatante, vedendo la Reina ben disposta e la cosa riuscire sì come egli desiderava, disse: Signora, vera e salda colonna della vita mia, l’angelica bellezza vostra, congiunta con quelle dolci e benigne accoglienze, mi ha sì fortemente legato, che io non spero potermi mai più da lei dissogliere. Io per voi ardo, nè trovo acqua che estinguer possa sì ardente fuoco in cui mi trovo. Io da lontani paesi sono partito, e non per altro se non per veder la rara e singolar bellezza, la quale ad ogni altra donna vi fa superiore. Se voi, come benigna e cortese, nella grazia vostra mi accetterete, arrete un servo di cui potrete disporre come di voi stessa. La Reina, udite tai parole, stette sopra di sè, e prese ammirazione non picciola che ’l mercatante avesse tanto ardire; ma pur