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che trovandosi un giorno il Re a ragionamento con uno chiromante, il quale per comune fama era peritissimo nell’arte, vuolse che gli guardasse la mano, e dicesse la ventura sua. Il chiromante, inteso il voler del Re, prese la sua mano e diligentemente mirò ogni linea che in quella si trovava; e guardato che l’ebbe, s’ammutì e pallido nella faccia divenne. Il Re, vedendo il chiromante muto e bianco nel viso divenuto, conobbe apertamente lui aver veduta cosa che non gli aggradiva; e fattogli buon cuore, disse: Maestro, dite ciò che avete veduto, nè temete; perchè quello che voi direte accetteremo allegramente. Il chiromante, assicurato dal Re di poter liberamente parlare, disse: Sacra Maestà, molto mi spiace esser qui aggiunto per raccontarle cosa, per cui dolore e noia ne abbia a venire. Ma poscia ch’io sono assicurato da lei, dichiarerolle il tutto. Sappi, o Re, che la moglie, che tanto ami, ti porrà due corna in testa; e però fa mestieri che con somma diligenza la custodissi. Il Re, questo intendendo, rimase più morto che vivo; e data buona licenza al chiromante, imposegli che la cosa secreta tenesse. Or stando il Re in questo affannoso pensiero, e considerando dì e notte quello che detto gli aveva il chiromante, e come schiffar puotesse un sì ignominioso scorno, determinò di mettere la moglie in una forte torre, e con diligenza farla servare; e così fece. Era già divolgata d’ogn’intorno la fama, come Galafro Re aveva fabricata la rocca, e in quella messa la moglie sotto grandissima custodia; ma non si sapeva la cagione. Questo pervenne all’orecchi di Galeotto, figliuolo di Diego Re di Castiglia; il quale, considerata l’angelica bellezza della Reina, e l’età del suo marito, e la vita che le faceva tenendola chiusa in una forte torre, deliberò di tentare se gli poteva far una