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Alle graziose ed amorevoli donne Giovan
Francesco Straparola da Caravaggio, salute.


Sono molti, amorevoli donne, i quali o per invidia per odio mossi, cercano co’ minacciosi denti mordermi e le misere carni squarciare, imponendomi che le piacevoli favole da me scritte, ed in questo e nell’altro volumetto raccolte non siano mie, ma da questo e quello ladronescamente rubbate. Io, a dir il vero, il confesso che non sono mie, e se altrimenti dicesse, me ne mentirei; ma ben holle fedelmenle scritte secondo il modo che furono da dieci damigelle nel concistorio raccontate. E se io ora le do in luce, no ’l fo per insuperbirmi, nè per acquistar onore e fama; ma solo per compiacere a voi, e massime a quelle che mi ponno comandare, ed alle quali in perpetuo sono tenuto ed obligato. Accettate adunque, graziose donne, con allegro volto il picciol dono del servo vostro, né date fede agli abbaiatori, che contra noi con canina rabbia e con mordaci denti si moveno; ma leggetele alle volte e pigliatene a luogo e tempo trastullo e diletto, non lasciando però quello, da cui ogni nostro bene prociede. State felici, memore di quelli che nel cure scolpite vi tengono, tra’ quali non credo esser il minimo.

Da Vinegia il primo di Settembre, MDLIII.