Egli aveva gli occhi lagrimosi, la fronte rugosa, il naso schiacciato, che a guisa di lambico sempre gli stillava; e quando fiatava, rendeva un certo fetore, che quasi ammorbava chi s’avicinava a lui: e in bocca aveva solo duo denti, i quali gli erano più presto di danno che di utile. Appresso questo, era paralitico; ed avenga che il sole fosse in leone e scaldasse molto, non però si trovava mai caldo. Essendo adunque il miserello d’amor preso e infiammato, sollicitava molto la donna, ora con un presente ed ora con un altro. Ma la donna — ancor che di gran valuta i doni fussero — tutti li rifiutava; perciò che a lei non bisognavano suoi presenti, per aver il marito ricco, che non le lasciava cosa alcuna mancare. Più volte il vecchio la salutò per strada, quando ella andava o ritornava da’ divini uffici: pregandola che l’accettasse per suo buon servo, e che non fosse sì cruda, bramando la lui morte. Ma ella prudente e savia, con gli occhi bassi, nulla rispondendogli, a casa ritornava. Avenne che Anastasio s’avide che il giovane, di cui dicemmo di sopra, frequentava la casa della bella donna; e tanto cautamente spiò, che lo vide una sera, che ’l marito era fuora della città, entrare in casa. Il che gli fu un coltello al core. Ed impazzito, non avendo riguardo nè all’onor suo, nè a quello della donna, prese molti danari e gioie; e andatosene alla casa della donna, pichiò a l’uscio. La fante, udito ch’ebbe pichiare a la porta, fecesi al balcone dimandando: Chi pichia? Il vecchio rispose: Apri, ch’io sono Anastasio, e voglio parlar a madonna d’una cosa importantissima. La fante, conosciutolo, ne andò subito a lei, che con l’amante era in camera e si sollazzava; e chiamatala da parte, le disse: Madonna, messer Anastasio pichia alla porta. A cui disse la donna: Va, e digli che vada pe’ fatti